Mi sono davvero commossa a scriverlo, c'è dentro il cuore e anche fegato, milza, polmoni...Don't let me down.
Stranamente
ho dormito pesante, un sonno senza sogni. Eppure qualcosa mi ha svegliato.
Qualcuno è entrato in casa, devo vedere che succede, non penso al pericolo. Mi
armo di un bastone appendiabiti e procedo verso l’anticamera. Incrocio Dania,
la camicia che usa come pigiama, biancheggia nell’oscurità, ma è la sua posa
che mi colpisce: tiene con entrambe le mani qualcosa che luccica, Una pistola. Pare un gesto usuale per lei, poi ricordo che è una riservista e aspirante
agente del più abile servizio segreto del mondo. Avanziamo, io dietro di lei,
lentamente. Sento dei lamenti come di un gattino affamato. Accende la luce
all’improvviso e… Marco è disteso nel corridoio d’ingresso a faccia in giù.
Corriamo da
lui e lo giriamo con prudenza. Bofonchia qualcosa. Puzza di alcool, è in
condizioni pietose. Non so come lo trasciniamo su un letto. Gli
pulisco il viso con un asciugamano inumidito, pare un Cristo che va al patibolo
con quei capelli biondi appiccicati. Ogni tanto apre gli occhi di quel verde
particolare, cristallino. Sembra un angelo caduto. Finalmente possiamo
ritirarci, Dania mi fa segno di non parlare, alza le spalle in segno di
rassegnazione e sparisce. Sto per andarmene anch’io. Lo capisco bene, povero
Marco, non si può cancellare tutto con un colpo di spugna. Mi trattiene tirandomi
per gli slip, mi devo fermare, rischio che me li strappi. “Resta qui, fammi
compagnia Nicole!”. Questa non me l’aspettavo. “Marco hai bevuto!!, che
obiezione sciocca. Infatti. “E se non avessi bevuto, resteresti a fami
compagnia?”
“Hai bisogno
di compagnia?”
“Sì, però
giuro che non ho bevuto tanto, forse è stato lo spino che mi ha tagliato le
gambe. Non… so dire di no.”
Non riesco a
capire il livello della sua sobrietà. A tratti sembra molto lucido, a tratti un
bimbo petulante. Sospiro e a tastoni, raggiungo l’altro lato del letto. In fin
dei conti a modo suo, mi ha aiutato e, temo, dovrà aiutarmi anche se
inconsapevolmente, almeno credo. E' un candidato che Dania ha individuato come
ideale, poche spiegazioni, nessuna rottura di scatole i con
sconosciuti o amici poco discreti. Marco ha un carattere docile. Cerco di riposare un paio d’ore tirando lenzuola e coperta fin sotto
il mento. Guarda te che tempo in piena estate. Per fortuna pare che in
settimana tornerà il sole. Il respiro dell’angelo dannato, ma sempre
buono, si è fatto cadenzato. Anche gli angeli possono avere qualche caduta di
stile, no? Sono troppo severa e non sono certo perfetta, d’ora in poi lo sarò
sempre meno. Mi assopisco.
“Da domani,
cioè oggi, giorno nuovo vita nuova”, esclama con enfasi Marco e io per poco non
cado dal letto per lo spavento. Questo non ha tutte le rotelle a posto.
“Mm, mm”, che
sarebbe sì-sì. Lo assecondo.
“Me ne vado
giù per un po’. Sono stufo di questi posti. Nuoto, mangio, faccio vita
selvaggia. Ritorno alle origini”, ridacchia.
“Sicilia?”,
domando per pura cortesia.
“Certo, mi
porto la chitarra e poi riprendo i nostri tour. I ragazzi hanno bisogno di
suonare, di riprendere la vita di prima. E anch’io.”
Gli farei
eco, se non fosse scortese esprimere il mio sollievo per la bella notizia.
Al buio sento
che si gira di scatto verso di me, mi arriva una zaffata di birra.
“Dovresti
farlo anche tu.”
“Grazie del
consiglio, lo farò.”
“Bisogna
cominciare dalle piccole cose.”
“Tipo
prendersi una bella sbronza che ti fa sbattere il muso per terra?”, non ho
resistito.
“Non
giudicare e non sarai giudicata”, mi è diventato evangelico. D’altronde è un
angelo biondo pieno di virtù, no?
“Guarda”,
prosegue imperterrito, “io ho cambiato la suoneria che mi legava da due anni
alla mia ex. Sai, era la nostra canzone.”
“Mi spiace,
ma ti ho fregato. Proprio stamane ho fatto la stessa cosa.”
“Scommetto
che hai piazzato Adele.”
“Scommessa
persa. Non indovinerai mai”, che dialogo assurdo.
“No, sei tu
che non ci arriverai mai, alla mia. Ha un significato tutto particolare,
riguarda l’introspezione nel rapporto di…”, no, ti prego, a quest’ora no.
“Va bene mi
arrendo.”
“Sicura?
Bello riconoscere i propri limiti”, non so se è riferito a me, a lui o ad
entrambi.
Si mette a
canticchiare un motivo. Lo riconosco subito, l’ho trovato adatto, insolito, mi
è balenato all’improvviso e l’ho sostituito a You e You’ve got a friend.
D’ora in poi la mia suoneria sarà democratica, niente distinzioni.
Mi ritrovo a
seguirlo.
“E più in alto e più in là…come abissi
nell’immensità. E sorvolando spazi senza limiti e confini… ci allontaniamo e
poi ci ritroviamo più vicini….Se segui la mia mente… se segui la mia mente…”
Che bel coretto.
“Magari abbassate voci che sembrate due
pazzi?”, oh Signore, è Dania che sbuca dal buio.
Ci
ricomponiamo. Altro coretto: “Scusa Dania, ‘notte.”
“Macchè
notte, è quasi alba e svegliate tutti! Comunque notte, derelitti!”
Che termini!
Altro fracasso, imprecazioni in lingua orientale, sarà ebraico.
“Per me è
arabo”, sentenzia Marco prima di cedere al sonno. Di nuovo, sbattendo solo contro
uno spigolo mi precipito fuori.
Ho la
brillante idea di accendere la luce. Dania è in equilibrio precario, ma è
riuscita a mantenersi in piedi.
A terra
giacciono i pezzi del mio cellulare, quelli della suoneria nuova, distrutto,
niente da fare.
“Mi dispiace,
domani-oggi gliene compero uno nuovo, anzi facciamo a metà perché anche lui…”,
sbadiglia Dania.
“Ma è il
mio!”, esclamo.
“Allora
faccio metà con te”, e sparisce nell’altra camera.
Non ho più
sonno, vado a farmi un caffè.
E canticchio.
(Talitakum-#Creed2)
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