Quella sera Laureen si preparò con
cura: voleva essere bella per lui.
Scartò con precisione chirurgica tutto il suo abbigliamento da maschiaccio: niente pantaloni, niente maglioni. E neppure vestitini etnici.
Scartò con precisione chirurgica tutto il suo abbigliamento da maschiaccio: niente pantaloni, niente maglioni. E neppure vestitini etnici.
L'appendiabiti restò sguarnito:
quattro capi solitari penzolavano malinconici. No, il tailleur da donna manager
no, ma lo prese e vi appoggiò la guancia. Con quello indosso aveva incontrato
Miguel per la prima volta, sorrise al ricordo e ancora una volta si sorprese di
quanto la vita fosse pazzerella e potesse cambiare da un momento all'altro.
No, non aveva molta scelta.
Poi si ricordò dell'armadio in cui
custodiva gli abiti di sua madre, abiti firmati, costosi, fin troppo, accanto a
quelli che le aveva passato Simona. E lì le cose si complicavano: ora aveva troppa
scelta. Le girava la testa , già dopo aver provato tre capi.
Era da tempo che non aveva di questi
problemi. Con Davide sapeva bene di dover indossare abiti appariscenti per ben
figurare, così andava sempre sul sicuro, ma quella sera non voleva strafare,
voleva solo trasmettere gioia e seduzione, anche se i suoi occhi già erano
investiti di una nuova luce, quella che non si può comprare. Quella di una
donna innamorata.
Alla fine si decise: un abitino viola
tenue di maglina, aderente, con una scollatura a v poco profonda, moderatamente
sopra il ginocchio. Lasciò perdere le autoreggenti, ma non rinunciò alle
decolté fatte a mano, con un buon tacco. Roba della zona, pensò: ecco un'altra
risorsa per cui la Riviera
una volta era famosa e che ora andava pian piano estinguendosi. Quelli che
rimanevano aperti fabbricavano con la stessa competenza modelli adatti al
mercato tedesco: non il massimo dell'estetica.
I calzaturifici chiudevano uno dopo
l'altro, soffocati da tasse esose, dalla concorrenza sleale estera e
sottopagata, lasciando grandi, malinconici capannoni silenziosi. C'erano stati
anche dei suicidi, ma Laureen allontanò subito quei pensieri. Quella sera bando
alle tristezze.
Passò al trucco. Era negata, ma
Simona l'aveva istruita sui rudimenti, per poi concludere che i suoi lineamenti
e il colore di occhi e capelli, non andavano troppo enfatizzati per evitare
l'effetto "mascherone". Uno dei vantaggi di possedere quella bellezza retrò, la fissa del professore d'Arte.
No, il fard non serviva, aveva un
aspetto sano e felice, sarebbe stato di troppo. Con un matitone beige sfumò un
pochino le palpebre, una passata veloce di rimmel e il rossetto rosa antico,
tenue. Un pensiero fugace: "Non è
che tutto questo viola mi porta sfiga?". Alzò le spalle, spazzolò i
capelli e li tenne sciolti, raccogliendoli da una parte con un pettinino che
tratteneva le ciocche ondulate.
Il piano della serata era lievemente
cambiato: avevano deciso con Simona di cenare nella saletta interna, in maniera
più informale e ci sarebbe stato anche Mattia. Preferiva così, non le piaceva
l'effetto "coppietta" e non le andava neppure di essere servita dalla
sua migliore amica.
Si erano dati appuntamento vicino al
vecchio mulino. Miguel le aveva parlato di un impegno nei dintorni.
Scese a salutare Clelia, arrivò sul
posto a piedi: lui era già là che l'aspettava, appoggiato a una fiancata della
macchina. Appena la vide s'illuminò in volto e allargò le braccia. Lei vi si
fiondò.
«Come sei deliziosa! Hai intenzione
di sedurre qualcuno? »
«Sì e no.»
«Spiegati Sfinge!», la incalzò lui
tenendola ancora avvolta nel suo abbraccio.
«Bè, mi piace pensare che un uomo sia
sedotto da Laureen e non da quattro stracci firmati!»
«Giusto, ma il primo contatto è
quello visivo e vale sia per un uomo che per una donna.»
«Te lo concedo. E per il resto spero
di aver già sedotto qualcuno da cui già sono stata sedotta.»
Miguel le sollevò il viso e lo
contemplò attentamente, come dovesse memorizzarlo.
Lei ricambiò quell'istante sospeso e
si sorprese ancora una volta dell'avvenenza insolita che proveniva da quella
pelle dorata, da quel filo di barba, da quelle labbra che aveva imparato a
desiderare ovunque su di lei. Quei capelli neri, ora un tantino arruffati, lei
li sistemò affondandovi le dita, quegli occhi blu screziati di verde, che
nessuna tavolozza al mondo avrebbe saputo riprodurre, lei vi si perse…
«Dobbiamo muoverci», si riscosse.
«Già», le fece eco lui, liberandola adagio
dalla sua stretta.
Quello sopra è un estratto de "La Rosa dei Venti" Volume Primo e Secondo che trovate a 1,92, o gratuito in KU. Se volete sostenere una Narratica competitiva di qualità e non di facciata, vi ringrazio. Anzi vi abbraccio.
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E un pensiero a tutta la gente che lavora anche di notte, anche nei festivi . Per alcuni di essi poter scrivere un post significa "che è tutto tranquillo". Menomale
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