In pratica un post post.
Per Giove Pluvio, sono le quattro del pomeriggio! Mi alzo di scatto e mi
affaccio alla finestra, sento dei colpi secchi. Proprio nel prato davanti alla
mia finestra vedo Lukas che, a torso nudo e jeans stracciati, sta tagliando la
legna con una grossa scure. I muscoli guizzano, spalle, schiena sono lucidi di
sudore, ci mette una foga come se quei pezzi di legno fossero colpevoli di
qualcosa. Indubbiamente è un belvedere e mentre lo ammiro avverto anche un
ricordo liquido di lui che mi scende tra le cosce. La sensazione mi piace, mi
dà l'impressione di appartenergli. Si gira come lo avessi chiamato e guarda in
su, gli faccio ciao-ciao con la manina, mentre vorrei tanto soffiargli un bacio
dal palmo della mano. Lui si scherma gli occhi e mi grida: "Butti giù la
treccia?" Gli indico i miei capelli mossi e corti e gli replico: "Anche
volessi, temo dovrai aspettare un paio d'anni!"
"Non sono un tipo tanto paziente."
"Davvero? Avrei detto il contrario", civetto sporgendomi, e mi
accorgo della gaffe, rientro precipitosamente, vado in camera mia dove, con
gran dispiacere, mi lavo via dal corpo oltre al mio sudore anche il suo e tutto
il resto, poi indosso un vestitino a fiori che fa tanto campagnola e un paio di
sandaletti bassi. Sulle scale trattengo a malapena la mia fretta. Anche perché
se accelero sotto mi sento come pesta, per forza! Mi vengono in mente certe
vignette umoristiche e allora inizio a ridere, realizzando che sì, è vero,
tanto normale non sono.
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