Richiudo la porta alle mie spalle e cerco di passare il tempo col cuore
che, mio malgrado, galoppa nell'attesa poiché non so proprio cosa aspettarmi.
Nel frattempo, tento di capire cosa vogliano rappresentare quei quadri alle
pareti. Da vicino vedo solo chiazze di colore buttate a caso, ma scopro che
allontanandomi, si delineano paesaggi, alberi, case. Quindi è tutta questione
di prospettiva, che geniacci! Mi avvicino e mi allontano, mi allontano e mi
avvicino. Finché non sento nell'aria quella nota di Creed.
Spero sia lui a rompere il silenzio, mi chiedo di che umore sia. Non mi
era mai successo di preoccuparmi degli stati d'animo di un uomo.
"Sono detti Macchiaioli e l'effetto che stai sperimentando è proprio
quello che volevano ottenere. A Fiesole c'è una mostra, se vuoi ti ci porto."
"Vedremo. Dove devo sedermi?"
Questa stanza non ha nulla di quella specie d'ufficio che mi aspettavo,
tutta nei colori pastello, le poltroncine con l'intelaiatura in legno e un
soffice sedile anche, se in questo momento, nessun sedile è abbastanza comodo
per me. I documenti o le carte devono essere celati alla vista, rinchiusi in
quei mobiletti ad angolo e quel tavolinetto con appoggiato un portatile, deve
far le veci di scrivania, come in biblioteca.
"Non è un interrogatorio, né un esame, Nike, potresti sederti
qui", e fa cenno alle sue ginocchia, ora che si è accomodato, anzi
sprofondato in una delle poltroncine.
"No grazie Lukas, penso che tu mi debba finalmente svelare un po'
dei tuoi segreti, sai quelli di cui mi dicevi non-ora, a-suo-tempo, eccetera,
eccetera."
Corruga la fronte, serio.
"Ovviamente intendo la tua ostilità verso la Martini, il mio prossimo
futuro lavorativo, non intendevo i tuoi affari personali né lavorativi né
altro."
Mi pare di esser stata abbastanza distaccata. Solo-sesso, solo-sesso,
solo-sesso, vuole lui ed io mi son ripromessa per-una-sola-volta,
per-una-sola-volta, per-una-sola-volta.
Soddisfatta della mia performance, mi lascio cadere a peso morto sulla
mia poltroncina personale e vedo le stelle. Sotto sto andando a fuoco e non per
il desiderio.
"Stai bene?", mi interroga vedendo la mia espressione.
"Certo, volevo solo puntualizzare."
"Puntualizza più tardi. Stai bene? Te lo ripeto."
Dio, è così imbarazzante e non sono un'attrice consumata, non riesco a
tener la parte.
"Brucio", mi esce una vocina flebile flebile.
"Addirittura! Che ti ho fatto?", gli occhi scintillano
maliziosi.
Sono in trappola, ma mi riprendo presto per rispondergli a tono.
"Non fare quell'aria da gattone soddisfatto. Qualunque cosa sia
l'abbiamo fatto insieme, quindi non darti tante arie. È che io, insomma, non
sono come te. Era da tempo che non lo facevo e per giunta, per ore. Così mi fa
un po' male. Contento?"
"No, mi spiace moltissimo", mi prende in braccio e mi appoggia
con delicatezza sul tavolino-scrivania.
"Apri le gambe." Obbedisco. Mi sfila gli slip, s'inginocchia ed
esamina le mie parti intime.
"Queste ispezioni andrebbero fatte ad occhi chiusi", borbotta.
"Ma non vedresti niente", gli ribatto alzando la testa per
guardarlo. Mamma mia! Con la camicia bianca sbottonata, quel ciuffo umido che
gli cade sulla fronte è una vista celestiale.
"Appunto", replica tra i denti, mentre con dita delicate tasta
il mio dolore. "Sei un po' arrossata, è comprensibile. Stai ferma per
favore e metti le gambe sulle mie spalle". Chiudo gli occhi ed eseguo, di
donne ne ha avute tante, possiede tante cliniche, quindi qualcosa ne saprà...
(AH, AH INGENUA LEI)
ESTRATTO DI CREDICI-DUOLOGIA CREED
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