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PARUSIA-IL SECONDO AVVENTO (Ultima parte)



Però potrebbe accompagnarti la new entry… Alina. È una terrestre fresca fresca.»
Il grande Iod camminava su e giù alquanto nervosamente, alla fine sbottò.
«E togliete quello specchio imbecilli che qui è un casino e vedo tutto rovescio… tanto l’hanno capito tutti, ormai, Iod sono io cioè Dio, ma che vi divertite a fare i giochetti ora?»
«Scusa scusa, il fatto è che ora vanno di moda i fantasy e magari dei nomi strani potevano suonare più interessanti… sai quanta gente chiuderebbe lì la questione se vede scritto Dio, Gesù ecc ecc???»
Iod si grattò la barba inesistente, (repetita iuvant) e poi annuì. Anzi volle strafare. Si mise a fischiettare e chiese poi a un attonito Astrudel, facendogli l'occhiolino: «Sai niente della Vampiressa che ha usurpato il trono del Regno dei Senzasangrìa e col suo bacio letale ha messo insieme un esercito di Nomerons, nemici della tribù di Astrakan?»
«Io non capire che vuoi zapere kapò.»
Iod sbuffò: proprio quello giusto aveva beccato. Ma dov'era finito Holy? Ah già, stava investendo qualcun altro. Ancora una volta doveva sbrigarsela da solo e parlare per metafore, sperando che quei rammolliti in sala capissero e stessero al gioco.
«Oh miei Paralleliani, creature che ben si addicono a un Fantasy… »
«Ora sta esagerando», sussurrò al suo vicino, Mika-el. Ma il commento non sfuggì al grande Iod.
«Chi ha osato criticare il mio discorso... ehm, ecco un po' ruffiano?»
«Mika-el», rispose pronto Dela-tor, un membro di nobile lignaggio.
«E quindi se non è stato lui, chi ha osato? », ripetè infervorato dalla sua stessa foga il grande Iod.
«Mika-el», ribattè Delator, che era anche un tantino re-ci-di-vo. Esasperato dall'equivoco il colpevole alzò la mano.
«Mika-el, Iod se ben ricordi è il mio nome. Non significa "Mica lui!" Mi fa intristire questa cosa sai? Io che ho sconfitto quel simpaticone che ora ci sta creando un sacco di problemi. E ti spiego la situazione per bene. Se non interveniamo subito in modo efficace, quello ci porterà via un sacco di gente, si comprerà i migliori e poi sarà dura vincere il campionato.»
«Ma di chi stai parlando?»
«Non posso dirlo, non posso fare il suo nome.»
«E perché?»
«Perché perché, per via di questa sceneggiata del Fantasy che tira di più e noi dobbiamo recitare questa pagliacciata. Sai che ti dico? Se la gente ci scopre non me ne può importare di meno. Che cambi canale, diamine e ci lasci lavorare in pace. Stiamo parlando di Anime, mica di bruscolini.».
L'applauso esplose spontaneo.
Purtroppo si alzò una manina dispettosa attaccata a un braccio a sua volta attaccato a un corpicino da nonnina dall'aspetto fragile fragile, ma con degli occhietti moooolto vispi.
«E quella chi è?», si chiesero sussurrando l'un l'altro in molti. Era un fatto abbastanza insolito che i Paralleliani avessero un aspetto senile, ma lì anche la minoranza contava e nessuno restava inascoltato.
«Io invece sono d'accordo sul fatto che i terrestri scappano quando sentono certi nomi, e invece sono attirati da ben altro. Più che sui fantasy io punterei sul genere "rosa spinto"», buttò fuori la vecchina che si chiamava semplicemente O. Non si può dire che non fosse coraggiosa, ma le orecchie le divennero paonazze ugualmente.
«E che razza di genere è il "rosa spento?»
«Veramente ho detto rosa spinto», continuò l'intrepida vecchietta che nella sua vita aveva pure scritto un Histoire»
«Sono quelle cose che vanno di più di moda ora, sul pianeta Terra… storie di amori tra un uomo bellissimo ma cattivo cattivo e di una giovane ingenua, bellissima ma buona che poi passano gran tempo a cercare di riprodursi, voglio dire, insomma, ecco…»
«Altolà O! Possibile che tu cada sempre lì ? Lo sai vero che il tuo aspetto nonneggiante fa parte del piano di recupero? Se continui così non avrai mai un aspetto a la page come la maggioranza di noi. E dire che sei pure vanitosetta! Inoltre come metti in piedi una storia del tuo genere intrecciandola col destino di un Pianeta? Comunque grazie per il contributo. Siamo pur sempre una democrazia, più o meno», le rispose Iod che era un vero gentleman.
Poi rivolgendosi nuovamente a Mika-el: «Ok, ok. Messaggio ricevuto. Pensiamo a far bene la nostra Missione e chi ci ama ci seguirà. Quindi, sputa il nome Miki»
«Sa-ta-na.»
Si udì un ruggito e sul megascreen apparve sir Lucifer.
«Accidenti che fico! E che profumo virile…»
«Merci Madame! Eau de Vulcanò… ».
«O, per favore puoi stare zitta o tentare di frenarti?»
«I soliti bacchettoni retrogradi», ribatté sir Lucifer e poi con tono strafottente chiese: «Cos'è che state complottando voi, o Puri di cuore? Mi volete scippare Anime?»
«Naturalmente!È la prassi comune qui, altrimenti chiamata "lotta tra il Bene e il Male", scattò Mika-el, un po' sul nervosetto. In fin dei conti erano stati compagni di giochi all'Inizio dei Tempi, poi avevano avuto uno scontro tremendo riportato dai media di tutte le Galassie. E ora se lo ritrovava tra le ali di nuovo, si fa per dire, ad ogni modo la faccenda era un pochino stressante.
«Peccato che mi abbiate lasciato la pol position… Sarà un compito difficile recuperare… Molon labè» ruggì sir Lucifer e svanì con una risata, satanica, ovviamente.
«Che ha detto? Che lingua parla ora?»
«Ha detto Molon labè» spiegò Jupiter «È ciò che disse Leonida quando i Persiani gli chiesero di consegnargli le armi».
E poi come a scusarsi aggiunse: «Ho giocato un po’ a dio dei Greci, in una delle mie reincarnazioni.»
«Su, su, il tuo è un peccato veniale che ora ci torna utile… insomma che ha detto Satanasso o Leonida?»
«Ha detto: venite a prenderle!»
«Ma secondo voi scherzava?»
«No, affatto. Solo che se ben ricordi, l'abbiamo deciso prima noi. E lo faremo!».
«Però ci manca un piano ben strutturato con pochi punti, ma chiari. Il primo è senz'altro tornare in noi stessi senza scimmiottare nessuno e, appunto, rimettere a posto quello specchio. Maestro Eckhart potresti per cortesia provvedere a chiarire le idee sull'identità delle persone presenti?»
«Dai, dai che forse oggi salta la lezione dei suoi scemoni molesti», ridacchiò l'indomita O.
Il gesso strideva su una lavagna, antico reperto a cui però il Maestro era affezionato visto che gli pareva il meglio della tecnologia. Accompagnava lo stridio del gessetto con voce tonante fermandosi di tanto in tanto a chiedere (finta) conferma.
«Dunque, iniziamo dal punto più logico, e cioè l'inizio. Bene. Ziehla è… Haziel», esordì, accompagnando la scrittura sulla lavagna alla spiegazione a voce alta.
«Haziel ha il compito di insegnare l'amore disinteressato, aiuta a risolvere i problemi che angosciano e protegge dalle invidie e dai sentimenti negativi…»
«Ecco, lo sapevo! Ora si vendica perché non potrà tenere la sua lezione barbosissima», esclamò O a mezza voce con tono indispettito, ma pure gli altri stavano dando segni d'impazienza ed erano preparati al peggio.
Imperterrito il Maestro Ekchart andò avanti.
«Yaram è Maryam altrimenti conosciuta come Maria. La sua figura è alquanto controversa, fonti e mito si fondono, ma in essa possiamo identificare… »
«Per cortesia Eck, potresti limitarti a decriptare i nomi, evitando il curriculum vitae? Nulla da eccepire sulla tua ben nota cultura, ma sai abbiamo tempi un po' ristretti… Ti prometto che in cambio potrai aggiungere due lezioni ulteriori al tuo corso sui Sermoni Tedeschi, che ne pensi?», intervenne Iod che tra i tanti pregi ovvi, vedi onnipotenza, onniscienza ect ect , aveva anche quello della mediazione medianica, ovvero sapeva interpretare gli umori dell'auditorim, in quel momento decisamente sull'annoiato.
Ekchart, che per un attimino aveva messo il broncio, si aprì in un sorrisone e continuò con rinnovato vigore e ammirevole sintetismo.
«Shojo è Joooshuuua o Jooosh o Geeesù», non è che i nomi avessero tre o più vocali, il fatto è che li pronunciava scrivendo e, si sa, la parola è più veloce del gessetto.
«Sephjo è Joseph, padre adottivo di Josh, per coloro che si fossero messi in ascolto in questo momento. Ielgabr è Gabriel detto anche "il Messaggero", urge precisare che non trattasi di un cronicario o giornale». Alcuni si chiesero se il Maestro li avesse presi per caso per una massa di idioti, ma fu un'ottima occasione per tenersi in esercizio in materia di Pazienza.
«Videva è Davide e… non mi pare ci sia altro, siamo al primo episodio, dopotutto. Ci sarebbe da decriptare Tallocris, ma sorvoliamo, sono minuzie. Ah poi spiegare il Principio A-Erre-Mon…»
«Stai andando ot, Eckhart, quello diamolo per scontato, altrimenti per quale motivo tutta questa Bella Gente sarebbe qui? Magari lo spieghiamo ai profani più in là oppure li teniamo sulla corda… eh eh!», lo interruppe Technael.
«Va bene, Technael. E infine ci sei tu Iod e cioè Diiiio», concluse l'altro, scrivendolo un pochino più in grande. “Che ruffiano", pensarono in molti.
«Aspetta, aspetta! Uhmm, non potremmo cogliere l'occasione per cambiare questo nome così banale e inflazionato? In fin dei conti c'è una marea di dei e di dee, è come se un uomo si chiamasse Uomo, no? Inoltre potremmo evitare quella cosa fastidiosetta, sapete, quando mi tirano sempre in ballo… dicono che non esisto, che sono un'invenzione e poi se qualcosa gli va storto si ricordano di me. Vorrei proprio sentirli dire "Uomo cane" o "Uomo porco". Che ne dici Eck?»
«È una faccenda alquanto delicata: tutti ti conoscono con quel nome, a parte qualche variante, sarebbe un po’ come rinnegare te stesso. Pensa poi ai Terrestri, già sono in confusione totale per conto loro, se poi vai a complicare le cose…»
«Ma perché non posso avere un nome normale anch’io, come tutti? È così frustrante!»
«Ma tu non sei tutti , tu sei l’Essere Supremo solo che “Dio” è più breve e poi è troppo tutto complicato»
«Hai ragione, però lo metteremo all’ordine del giorno più in là, ora ci sono in ballo altre questioni ben più gravi. Proseguiamo… »
Proprio in quel momento irruppe un agitatissimo Pietro: «Allarme! C'è stato un errore al check point… veramente mi sono assopito. Quì c'è un infiltrato!». Dopo una rapidissima occhiata alla Sala, si mise a starnazzare, indicando Alina: «È lei, mi è passata dietro in punta di piedi, è lei l’infiltrata , ha bypassato l’Esame Finale, ha mentito!»
«Ehi calma calma Pietro! Può succedere e tu lo sai bene!» Josh gli strizzò l’occhietto e sventolò tre dita. Per ora Alina resta qui, garantisco io per lei.»
«Ehi, guardate!», li invitò Technael. Dal megascreen non provenivano più immagini e suoni di dolore e guerra. Da varie parti del pianeta Terra si sentivano melodìe dolci, allegri canti, campanellini. Le immagini rimandavano alberi scintillanti con palline colorate, case addobbate a festa…
«O Signore, ma che giorno è sulla Terra?»
«Fammi controllare….anno 2016 giorno 25 dicembre… Festeggiano il tuo compleanno! Auguri Josh, stappiamo una damigiana di acqua santa invecchiata in botti di rovere!!!»
«Ancora con questa storia? Dovreste sapere che è una balla: io non sono un Sagittario, io sono un vero Ariete, nato in carne il 28 aprile, vero Mamy?»
«Vero Figlio: io c’ero.»
«Sì certo che lo sappiamo e ormai lo sa anche la maggioranza dei Terrestri, o almeno spero. Certi furbacchioni hanno raccontato qualche bugietta che faceva loro comodo.»
«Comunque resta sempre una cosa carina, simbolica. Non ti metterai anche tu, ora a voler stravolgere le convinzioni dei Terrestri… Guarda che carucci, ipermercati sovraffollati, cinema pieni, panze che scoppiano...»
«A me invece mette una tristezza unica… guardalo là Sir Lucifer che scia nell’emisfero Nord!»
«Lo fa apposta, lo fa. Sa che possiamo vederlo, scommetto che tra un po’ fa ciao ciao con la manina».Cosa che Lucifer fece puntualmente pochi istanti dopo.
«Bè sulla Terra è Natale anche per quei quattro gatti che si comportano secondo il Principio A-Erre-Mon. Vi ricordate di quel tipo che ha mollato 99 pecore per inseguirne una?»
«Quindi?», intervenne Dio, «ora che si fa? Si prosegue col Piano d’Urgenza o si festeggia anche noi?»
Votazione per alzata di mano: metà esatta per il sì e metà per il no.
«Bel casino. Sarebbe opportuno cambiare le leggi elettorali al più presto», borbottò Dio pensieroso.

(Fine. Forse…chissà…)

UN RACCONTO LUNGO FANTASY-HUMOR NELLO SPIRITO NATALIZIO.

PARUSIA-IL SECONDO AVVENTO-



Nella Centrale Operativa del Palazzo Maggiore di Tallocris, Zielha teneva, come al solito d’occhio i monitor della Stanza Alfa. Erano circa un centinaio e non era affatto un lavoro semplice. Bisognava tener conto di un migliaio di pulsanti di vari colori, oltre a saper distinguere la diversa intensità degli eventuali ultrasuoni che segnalavano un qualche tipo di problema. Dalla Stanza Alfa alla Stanza Omega il lavoro era lo stesso. Vi si alternavano i Volontari Prescelti poiché era un compito molto delicato e andava svolto con la massima attenzione. La sorveglianza riguardava l’andamento generale dei vari pianeti delle numerose galassie. Il Principio che doveva essere rispettato era il Numero Uno, omnicomprensivo che andava sotto il nome di A-erre-mon. L’aveva stabilito dalla notte dei tempi il grande Iod: senza di quello l’Universo non sarebbe potuto andare avanti per molto. Era quindi di fondamentale importanza che venisse rispettato. Il Pianeta che dava segni di scompenso, veniva attentamente monitorato, e poteva scapparci anche la distruzione dello stesso, ovviamente dopo vari tentativi di recupero e varie discussioni animate del Consiglio Supremo.
Tallocris era la capitale del Pianeta Parallelo.
Poche abitazioni, molta vegetazione di colore sgargiante e variegato. Gli Abitanti confluivano là da vari luoghi e ognuno aveva un compito ben preciso da svolgere.
Poiché molti di essi arrivavano da altre Realtà, si era stabilito che l’Invisibile fosse Visibile a tutti per non creare disorientamento o dover dare continue spiegazioni ai nuovi arrivati che continuamente vi defluivano.
Fu in quel giorno che risuonò l’allarme. Un ultrasuono lacerante, accompagnato dall’accendersi del pulsante rosso: segno di massima allerta. I Paralleliani se l’aspettavano già da un po’, le voci correvano pure lì e, se fosse stato possibile, ci avrebbero speculato anche in Borsa.
L’allarme riguardava il Pianeta Terra.
Dopo pochi nanosecondi il Consiglio Supremo era già riunito nella Sala Infinita chiamata così perché, appunto, nessuno sapeva quanti Esseri potesse contenere e anche perché nessuno si era preso la briga di misurarla. Non ce n’era bisogno visto che la stessa si adattava per conto suo al numero dei presenti, si rimpiccioliva e s’ingrandiva con la massima precisione (ogni tanto però le sfuggiva qualche “uff”).
Aveva poi la particolarità che, per quante fossero le unità presenti, ognuna aveva un posto in prima fila, e senza pagare nessun canone. Gli architetti dei Mondi Abitati si sarebbero sbranati per carpirne il brevetto. Sta di fatto che però, quando e se arrivavano lì, quello era il loro ultimo pensiero.
«Avete già sentito, immagino, le gravi notizie che giungono dal Pianeta Terra», esordì il Grande Iod, senza por tempo in mezzo, « ad ogni modo ho provveduto che tutti voi abbiate in mano la sintesi scritta della relazione e i vari punti critici.»
Un certo personaggio, ex-capetto, anzi capettino, o meglio ancora tappetino, di un certo Mondo Abitato sarebbe rimasto a bocca aperta per tale efficienza della burocrazia in Tallocris. Avrebbe fatto (fare) ricerche su ricerche per capire come funzionasse per poi scoprire che il grande Iod nutriva un profondo rispetto per chi vi lavorava e i suoi lo ricambiavano perché lo ritenevano un capo giusto e umile, che non stava lì a contare i minuti della pausa-relax. Anzi ogni tanto li chiamava affettuosamente "fa-tuttoni" e per loro era motivo di vanto. Ma, naturalmente, quel terrestre aveva poche probabilità di arrivare fin lì: troppe volte, con la sua nota band chiamata “Citorius”, aveva infranto il Principio.
«Ehm… ehm. Siete pronti? Siete caldi?», vedendo che gli astanti si accingevano ad alzarsi per fare la ola (cosa per cui impazzivano), Iod li frenò con un semplice gesto della mano.
«Converrete con me che abbiamo aspettato e pazientato fin troppo: la Terra è l’unico dei Mondi Abitati che ci dà da circa 2000 anni, secondo il loro calendario, grossi problemi di preoccupazione. Il Principio A-Erre-Mon è stato più volte infranto e continua ad esserlo. Indìco dunque una votazione per alzata di mano al fine di predisporre un Intervento Urgente», concluse brevemente, ma in modo incisivo. «Also spracht Zarathustra», commentò un ex-terrestre che, finito in quel Luogo, si era inutilmente speso e aveva fatto il diavolo a quattro per tornare indietro e annientare il nichilismo.
Bah, un filosofo, forse.
Nel grande silenzio tutte le mani si alzarono, fuorché quella di Yaram che, invece, chiese la parola.
Dopo essersi schiarita la voce protestò timidamente: «Faccio presente al Consiglio Supremo e a te, grande Iod, che la sottoscritta si reca minimo una volta al mese sul Pianeta Terra. Faccio un piccolo comizio ai miei portavoce, ricordo le cose fondamentali e ho un gran seguito di fan.»
Il bellissimo giovane uomo che le era accanto seduto, ribatté :«Questo è vero, Madre. Bisogna darti atto di gran buona volontà e costanza. Però sono trent’anni terrestri che vai laggiù, ma non è che hai ottenuto grossi risultati… Che sia l’abito un po’ demodé?»
«Non fare lo spiritoso Shojo, sai benissimo che non è la veste che fa l’Apparizione e poi tua madre non si è mai fidata degli stilisti, preferisce cucirsi gli abiti da sola» si sentì in diritto di difenderla Sephjo, che un pochino la conosceva, anche se non in senso biblico.
«Forse dovresti aprire un acconto, si dice così vero?, su quei dannati ritrovi, come il libro delle facce, Yaram. Scommetto che avresti un bilione di fans». Suggerì Tecnahel, inascoltato.
Nel frattempo il Grande Iod passeggiava su e giù nervosamente, accarezzandosi un’inesistente lunga barba, retaggio inconscio delle numerose rappresentazioni artistiche terrestri. Non era affatto vecchio, né canuto, anzi, pareva una copia un pochino più matura di Shojo: i due si somigliavano tantissimo. Non per nulla erano padre e figlio.
In un angolo Ielgabr stava aspettando di scrivere qualcosa sul verbale della riunione e intanto riempiva il foglio di cuoricini, per non annoiarsi. In fondo era sempre stato un romanticone e amava in modo particolare annunciare alle donne che erano incinte, giusto per fargli risparmiare i soldi del test in farmacia, ma anche per vedere la faccia che facevano.
Tra i convocati c’era anche, in veste di consulente, Alina arrivata da pochi giorni direttamente dal Pianeta sotto esame. Di certo aveva notizie più fresche, forse le cose non stavano messe così male, magari un malfunzionamento degli impianti d’allarme…
Un guasto che durava da così tanto? Improbabile.
Alina in verità si stava chiedendo dove fosse e perché tutto era successo così in fretta. Forse era in "trip", pensava, anche se ne aveva fatto uno solo una volta e si era spaventata moltissimo. Chissà, magari qualcuno l'aveva sciolto nella sua birretta. Chiunque fosse stato, le aveva fatto un regalo. Inutile stare a farsi tante domande, lì si stava bene, si respirava un'altra aria , altro che il posto da cui veniva!
Guerre, carestie, malattie, assassini… tutti i report collimavano. Il megaschermo puntato sul Pianeta rimandava inquadrature agghiaccianti. accompagnate da rumori e urla terribili. Alina,26 anni terrestri, confermò tutto con amarezza. Tutti persi nelle loro beatitudini fino ad allora, gli astanti ricevettero un grosso shock. Calò il silenzio
«Mi permetto di far notare che forse è stata data troppa mano libera al Nemico, egli è laggiù da secoli, e sa far bene il suo lavoro», intervenne Saputhel. «Un po’ di autocritica accidenti!» e, agitando il ditino impertinente continuò rivolto a Iod, «e com’è che lavora il tuo ex delfino? Nascosto nelle tenebre, anzi no, nelle banche, nelle polveri, da sparo e droga… E noi qui a goderci i canti gregoriani, a raccogliere fiorellini, a guardare dvd delle vite che arrivano alla ricerca del pelo nell’uovo. Dobbiamo essere più attivi, e non solo qui!»
Lo sguardo di Iod si fissò sul figlio, c’era una comunicazione telepatica tra i due. Shojo ebbe un gesto di stizza, poi cercò di moderarsi. «No, no per favore, non me, non un’altra volta! Non ho nessuna voglia di rifare la trafila. Starmene buono per trent’anni e poi… »
«No, ho in mente tutto un altro piano. Non possiamo aspettare troppo. Tornerai laggiù adulto: in fondo l’avevamo promesso, l’avevi promesso… »
«È vero, volevo organizzare una pizzata tra vecchi amici per poi inaugurare la Fine del Tempo Terrestre, come da piani, poi, confesso, ho rimandato. Disgustato… Ma guarda che han fatto le tue creature!!! Gossip. Ne han dette e scritte di tutti i colori. A cominciare dal fatto che non esisti tu, ci han scritto pure una canzone, e poi che io non sono mai esistito e poi ancora che sì sono esistito ma non ero io cioè tuo figlio e poi che non son morto ma che son scappato con la mia amante Maddi. Ultimamente mi han fatto diventare gay inventando una liaison col mio caro amico Johnny, e poi… devo andare avanti? Ho ancora sullo stomaco l’ultima cena e ho gli incubi del sepolcro, sai che soffro di claustrofobia! Per non parlare del resto: amici che ti tradiscono, gente che ti tratta come un fast food… altri come un bancomat e quella notte tremenda che mi hai fatto lo scherzetto di non farti sentire… e poi… diamine perché abbiamo scelto la Palestina? Non è che porto sfortuna un pochino ? Stanno ancora ad azzuffarsi per un fazzoletto di terra. Che poi la chiamano Santa, pensa se fosse Terra Laica.»
«Ti stai forse ribellando figlio di Videva?», tuonò Iod.
«Che c’entra Videva ora? Non crearmi crisi d’identità, che poi mi tocca fare la prova del Dna. Perdona il mio sfogo, ogni tanto riemerge la mia natura umana. Che cosa hai in mente, anzi perché ora non vi posso accedere?»
«Sto pensando, e non voglio turbarti. Resta il fatto che tornerai laggiù in perlustrazione ed, eventualmente, in azione.»
«Ma ti ricordi vero che non possiamo interferire nel destino di quegli zucconi di Terrestri? Erano questi i patti, solo qualche aiutino, per il resto libero arbitrio».
«Gliene abbiamo lasciato fin troppo, volevo vedere come si comportavano, ma ora è tempo di dire basta, magari lanciando un meteorite»
«Niente mezze misure, eh? Mi pare un tantino esagerato», intervenne un ex-terrestre con lo strano soprannome di Enola-Gay.I tre Maya addossati alla parete, braccia incrociate e copricapi sgargianti, annuivano silenziosamente, e nei loro occhi brillava un ironico ve-l'avevamo-detto-noi
Un secondo allarme fortissimo lacerò l’aria e ammutolendo i presenti.
Zielha entrò di corsa, era proibito lasciare la postazione se si era di guardia, doveva essere successa una cosa gravissima.
Ancora più grave.
Tutti si volsero verso di lui. Lui si volse verso Shojo: «Il tuo maggiordomo… ehm il tuo vice sul pianeta Terra, ecco non mi ricordo il numero, ho problemi con le cifre romane, sono di origine araba dopotutto.»
«Vieni al dunque!», esclamarono esasperati tutti all’unisono.
«Quello che è venuto dopo Pietro, ma tanto tanto dopo… »
«Ma chi??? Parla come puoi, dillo con le tue parole!», lo incalzarono sull’orlo di una crisi di nervi, pure gli Esseri di genere maschile.
«Ah si! Benedetto Ics Vu I, ecco, lui… ebbene si è dimesso, ha rassegnato le dimissioni.»
«Ma non può, non è possibile, è stato investito da Holy!»
Zielha rispose serafico (anche se era un cherubino, ogni tanto si prendeva delle piccole libertà): «Tranquilli, non si è fatto nulla, neanche una fratturina!»
«Per tutte le Galassie, Zielha, che tu possa essere fulminato da me stesso! Sicuro di aver ripassato il Katè?»
«E se mi portassi pure Mohammed, Krisna… insomma qualche collega?», accennò timidamente Shojo.
«Non se ne parla nemmeno! Hai promesso che ritornavi e tornerai da solo»
«Sister Terry? Lei conosce bene le grandi città… Karol? lui conosce bene le lingue… Agostino?», riprovò Shojo con un filino di voce.
«Sì, proprio Ago, che magari poi ci ripensa e ti porta nei quartieri a luci rosse di Amsterdam. Ho detto di no! Gioca coi fanti, ma lascia stare i santi!»
«Oddio, mi vien male, 30 anni a piallare legno e poi altri 3 di full immersion…»
«Mannò, ma che dici? Te lo già detto, arriverai adulto….e poi dove la trovo una vergine io di questi tempi?»

Fine prima parte